Di tante feste e ricorrenze, l‘epifania è una delle mie preferite.
Un po’ perché è stata poco considerata dalla macchina del consumismo (industria del carbone dolce a parte) e un po’ per il contenuto caricaturale della simpatica vecchietta sulla scopa, utile per ironici auguri.
Ma il significato di questa festa è potente: deriva dal greco epi -dall’alto- e phanein -apparire.

Nell’antica Grecia erano feste dedicate alla manifestazione delle divinità nel NAOS, il centro più nascosto e segreto del tempio.
Il Cristianesimo la reinterpreta come prima celebrazione Divina, all’arrivo dei Re Magi.
Ma il significato più attuale è quello reso celebre nei racconti di James Joyce, i Dubliners. Il tema comune in questi racconti imperniati sulla vita della Gente di Dublino è la paralisi, intesa come un blocco morale causato dalle circostanze esterne, e la conseguente reazione di fuga intellettuale resa difficile dalla perdita dei valori etici.

NULLA DI PIÙ ATTUALE, dove la pandemia ci ha costretti ad una apparente paralisi e dove troppo spesso la fuga si è risolta in un una coda all’Ikea.
Il mio augurio per questa epifania è che nel 2021 la fuga dalla paralisi diventi vittoriosa, magari lasciando la coda dell’Ikea per dirigerci, come ci hanno insegnato gli antichi Greci, alla riscoperta del nostro piccolo naos.