A volte, quando viaggio in moto, un uomo nero o bianco, vecchio o giovane che sia, smette improvvisamente di fare ciò in cui è occupato e mi guarda.
Riconosco quello guardo perché è lo stesso in tutti: fisso, sereno, con la bocca leggermente aperta ed un filo di tristezza.
Se sono seduti si alzano e si girano lentamente, per continuare a guardarmi mentre gli passo davanti.
Restano nel mio specchietto immobili per lunghi secondi con la bocca socchiusa,
sino a quando non sentono più il rumore del bicilindrico.
Ho sempre pensato che queste persone incollassero un francobollo della loro anima sulle cromature della mia moto, e col loro lungo sguardo mi affidassero un pezzetto del sogno di libertà che non avevano ancora avuto l’occasione di vivere.
E’ anche per loro che mi piace vedere posti, sentire profumi, parlare con la gente, sorridere e scherzare.