Da una lettura di domenica mattina:
un chirurgo oncologo vive in un bell’attico a due passi dall’ospedale, dove al rientro dal lavoro compensa la sofferenza che gestisce tutti giorni. Compensa per modo di dire, perché le sue domande non trovano risposte neanche nell’attico, tanto da sentire in sè mancare la fede in cui era cresciuto, forse perché i ruoli in cui era immerso stavano producendo un rumore di freni così forte da non fargli più sentire la voce della sua identità.
Poi il dramma: l’attico brucia.
Scampato alla morte, perso tutto in un istante, proprio tutto tranne un piccolo crocifisso, intatto e lucido.
I rumori dei freni spariscono, vanno in fumo con tutto il resto.
Il chirurgo riesce a risentire la voce della sua identità, e nella lotta contro le sofferenze dei suoi pazienti trova l’energia per superare il momento.
Osservando il piccolo crocifisso lucido ed intatto, resta con la più assoluta delle certezze: un minimo, irragionevole dubbio sulla sua mancanza di fede.
Razionalmente non so quanto il crocifisso abbia avuto importanza in questa storia, ma un miracolo c’è stato: ritrovare in sé stessi l’energia da donare al prossimo.
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