I primi importanti passi sono stati fatti e tanta è l’ emozione, ma non è ancora una tecnica di uso comune.
L’elettronica sta fornendo al micro chirurgo oculista un sensore miniaturizzato in grado di inviare quegli impulsi al nervo ottico che la retina malata non è più in grado di creare.
L’immaginazione corre alle microscopiche telecamere che abbiamo nei nostri cellulari portando questa tecnologia all’interno dell’occhio. Purtroppo non è così semplice.
Per comprendere le grandi difficoltà tecniche e chirurgiche, è necessario approfondire il problema, e capire quali siano oggi le indicazioni per questa metodica e, soprattutto, quali sono i limiti.
Grande ammirazione per la bravura e lo spirito pionieristico di ingegneri e colleghi oculisti, ma nessuna illusione o false aspettative. Oggi possono essere trattati solo casi rigidamente selezionati di retinite pigmentosa con perdita totale di funzionalità retinica, ma con nervo ottico funzionante. NON è possibile intervenire nei glaucomi terminali, nella cecità congenita o causata da ictus, nei diabetici, nelle atrofie ottiche e, purtroppo, nemmeno nelle diffuse maculopatie legate all’età.
Attendo la possibilità di applicare questa tecnica ai tanti casi della reale pratica clinica, convinto che ne riparleremo presto.
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